Vai al contenuto
Sono oltre 20.000 i membri, o meglio, le iscritte al Gruppo Facebook “socialgnock – Women Ignite Relationships”. Un numero che è destinato a salire, come spiega una delle sue fondatrici, Lorena Di Stasi: “In un giorno sono arrivate più di 500 richieste”. Ma il termine “Gruppo” non è più adatto a descrivere quella che, da 7 anni, è oramai una vera e propria “community”, dentro e fuori dal social network. In questa intervista Lorena ci racconta i segreti della comunità digitale che ha saputo costruirsi sul passaparola e sulla relazionalità: un impegno che le è valso il riconoscimento di “community leader” da parte di Facebook nell’ambito del Community Leadership Program.
Partiamo dal vostro nome: cosa significa “socialgnock – Women Ignite Relationships”?
“Il nome racchiude appieno quelli che da sempre sono i nostri valori: zero barriere, 100% supporto e ‘Easytudine’, con il quale intendiamo il nostro modo amichevole di comunicare. La scelta è stata del tutto casuale. Ci trovavamo ad un evento di social media marketing e alcune ragazze che parlavano ad un certo punto hanno commentato: «Guarda quante belle social gnocche».
Il gruppo è nato nel 2013 rivolgendosi principalmente a donne impegnate nel digital marketing. Dopo pochi mesi, la community è diventata interessante per tutte le donne di ogni estrazione sociale e di qualunque professione, dalla casalinga all’imprenditrice. Da quel momento abbiamo creato il payoff ‘Women Ignite Relationships’, ovvero ‘Donne che accendono la relazione’ per sottolineare la nostra mission: supportarci vicendevolmente e offrire opportunità di ogni genere, stabilendo relazioni di reciprocità”.
Che tipo di “supporto” c’è nella community?
“Cito un esempio. C’è stato il caso di due ragazze che un tempo andavano a scuola assieme, fino a quando non si sono perse di vista perché entrambe hanno cambiato città. Dopo 15 anni si sono ritrovate e riconosciute all’interno della community e hanno ricominciato a vedersi. Nei mesi successivi hanno avviato assieme un progetto di impresa.
La community intercetta il bisogno trasversale e più ampio di supportarsi a vicenda, per qualunque ragione. Sono donne che fanno di tutto nella vita e hanno ogni genere di necessità: dal lavoro alla famiglia, dai viaggi alla quotidianità. La community è uno strumento per stabilire relazioni e lascia a tutti il modo e i tempi per farlo. Noi non ci inseriamo mai nelle conversazioni, non postiamo mai contenuti ‘nostri’, ma tutti i post sono scritti dalle socialgnock”.
C’è un tema particolare di cui si parla?
“All’interno della community si parla di tutto, non c’è un tema specifico. È rimasto un po’ quel DNA digital dal quale è nata l’idea del gruppo, ma si entra nella community per chiedere qualsiasi cosa. C’è un fortissimo senso di appartenenza e si trova sempre qualcuno pronto a rispondere. Per dare un’idea, riporto tre frasi con le quali le persone che ci hanno conosciuto hanno descritto la community: «Prima di cercare qualcosa su Google vengo su socialgnock», «Non lascio Facebook solo per socialgnock», o ancora, «Siete meglio di Aranzulla» per gli argomenti più tecnici”.
Che tipo di eventi si svolgono su socialgnock?
“Abbiamo gli speech hangout, ridenominati in ‘s-peach hangout’, dove a piccoli gruppi le socialgnock si raccontano, spiegando chi sono e come interagiscono nella community. Abbiamo un calendario di almeno due webinar a settimana in cui una socialgnok affronta un tema sul quale è preparata, che può spaziare dalla fotografia al marketing, dalla resilienza al make-up.
Oltre agli eventi digital organizziamo spesso eventi in presenza, come gli aperitivi di networking o i corsi di formazione. In autunno abbiamo concluso un tour che ha fatto tappa in 6 città italiane.
Le donne che si incontrano agli eventi si riconoscono, iniziano subito a parlare, perché hanno già avuto degli scambi. L’evento fisico è solo la continuità di un qualcosa che è iniziato online e, una volta finito, ricomincia in Rete”.
Sono ammesse soltanto donne ai vostri eventi?
“Gli eventi sono aperti a tutti, non c’è alcuna esclusione di genere. Ad esempio, abbiamo coinvolto un ragazzo che, una volta a settimana, racconta nel webinar ‘Mister Tool’ due strumenti per il digital marketing”.
Hai qualche suggerimento per chi volesse costruire una community digitale? E, soprattutto, come si diventa “leader”?
“Oggi tutti stanno puntando sulle community. Si parla molto dell’audience, ma la community è prima di tutto qualcosa al quale le persone devono sentirsi di appartenere. Non esiste community senza scambio di valore, reciprocità e, dunque, relazione. La follower base diventa community solo quando le persone iniziano a supportarsi; si può costruire avendo chiari la propria mission e i propri valori. Noi ce li ricordiamo sempre in tutto quello che facciamo affinché le donne entrino in relazione. Il fine è creare un impatto nella vita delle persone. Nel momento in cui si fa un buon lavoro e si costruisce una buona reputazione, allora si è visti come leader. Anche grazie a questo, negli ultimi due anni abbiamo aperto 4 spin-off del gruppo ufficiale: socialgnok UK, Roma, Bologna e Sardegna”.