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“Le assicuro che l’utente medio di 75 anni è ben felice se gli dico che può inviare un fax per fare questa operazione”.
Faccio un passo indietro. Da un anno ho cambiato casa e, poco prima che lo facessi, ho comunicato il cambio di residenza a tutti. A tutti tranne uno: l’istituto della mia carta di credito.
È così che un bel giorno mi chiama la mia ex proprietaria di casa per informarmi che ha della corrispondenza per me. Ecco, già immagino giacenze e multe. E invece no. Sono gli estratti della mia carta di credito, seppur sia convinto di essere andato allo sportello per comunicare la variazione di residenza. Invece no.
Allora vado sul sito. Niente, non si può cambiare l’indirizzo via web. Chiamo il numero verde. Niente, neanche al telefono. Ma l’operatore pronuncia la parola magica: “fax”. L’unico modo per comunicare questa variazione è il fax. No web, no pec, no firma elettronica, no sms, no telefono, no social, no no no, niente di tutto questo, ma il fax.
Lo so, sei lì lì per dirmi: “Va be’, ma esiste l’e-fax”. Sono d’accordo, ma la questione è altrove. L’equazione fax = felicità dell’utente medio di 75 anni.
A parte il fatto che non capisca perché un 75enne dovrebbe essere felice di inviare un fax. Detto ciò, siamo davvero diventati (o rimasti) un Paese in cui si dà per scontato che un 75enne non abbia accesso alla tecnologia? Anche dopo l’isolamento causato dal Covid-19?
Il punto è che si parla tantissimo di semplificazione, ma pochissimo di formazione, che poi è l’anello mancante per il reale e concreto accesso alle tecnologie da parte di tutti, “giovanissimi e vecchissimi” come scrivevo in un mio vecchio articolo (leggi qui).
Alla fine il fax l’ho inviato, ma non è servito a niente perché il mio documento di riconoscimento non era ben visibile.
Sarà stata colpa del fax?