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Con la soddisfazione dell’inizio, passando per il lockdown e la pandemia, siamo riusciti a diventare, con costanza e dedizione, ciò che siamo oggi. I primi 365 giorni di beryllium nell’anno più challenging degli ultimi tempi.
Un anno fa cominciava l’avventura di beryllium.
Un anno fa, alla fine di gennaio – il 20 per l’esattezza- , eravamo da pochi minuti nel nuovo ufficio, allestito con un tour de force micidiale, attaccando l’ultima lampadina un secondo prima che arrivassero i ragazzi e le ragazze del team.
Loro non sapevano nulla, l’indirizzo dove recarsi glielo abbiamo comunicato pochi minuti prima. Era stata una scelta, quella di voler far loro una sorpresa.
Venivamo da dodici mesi intensi e travagliati, come da ragazzi, quando fanno male le ossa perché si è nella fase dello sviluppo: nuove partnership, l’allargamento del team, la riorganizzazione su due sedi, una serie di progetti enormi che ci avevano prosciugati nella seconda metà dell’anno.
Ma non si trattava solo di un ufficio nuovo, molto più grande, capace di accoglierci tutti.
Era il momento di alzare il tiro. Di dare vita ad un’idea: la volontà di portare un punto di vista nuovo, di creare qualcosa di forte e solido, grazie ad un mix esplosivo (in tutti i sensi) di percorsi personali e professionali, di competenze, di esperienze.
Così nasceva beryllium.
Meno di due mesi dopo eravamo tutti in lockdown. C’era lo shock per quello che stava succedendo. Ma anche le incognite per quello che sarebbe successo a noi.
Dopo un anno di forte transizione la scommessa era un periodo di assestamento e consolidamento, prima di rimettere il piede sull’acceleratore. E invece all’improvviso tutto fermo, come una bolla di vuoto.
L’ufficio nuovo di zecca, pensato per accogliere più di 30 persone, il cui costo di gestione avrebbe tolto il sonno a Pisolo, era lì, perfettamente vuoto e silenzioso.
E poi beryllium, che come tutti i gruppi nati dall’unione di anime diverse, aveva bisogno di cementificarsi, strutturarsi, amalgamarsi.
Un anno dopo ricominciamo più avanti da dove avevamo lasciato.
Lo smart working è una bella normalità, se togliamo la fase folle dei primi mesi di lockdown.
Non abbiamo avuto nessun calo di produttività, anzi. I ragazzi e le ragazze hanno dato il massimo, permettendoci di superare brillantemente, anche se non senza fatica, questo 1-2 micidiale del biennio 2019-2020. Con buona pace di quell’anima un po’ fordiana che la mia generazione si porta dietro.
Abbiamo dimezzato le postazioni in ufficio anche se abbiamo allargato il team di dieci unità.
L’unica regola che applichiamo – e resterà valida anche una volta finita l’emergenza – è di essere sempre almeno in quattro, per poter giocare a biliardino. Per la playstation ne bastano due.
Abbiamo risposto alla crisi reinventandoci, scoprendoci gruppo anche se ognuno a casa propria.
Abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Il proposito per questo nuovo anno, sia solare che anagrafico, è di riuscire a fare quello che vogliamo fare.
Intanto buon compleanno a noi.
(Foto scattata il 20/01/2020. Non sono state maltrattate piante o stagisti per la sua realizzazione)