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Dallo scorso febbraio Mike Winkelmann è il terzo artista più pagato al mondo dopo Jeff Koons e David Hockney. Da quando cioè un suo collage in formato jpeg dal titolo Everydays: the First 5.000 Days fatto di 5mila immagini realizzate da Beeple – il nome d’arte che Mike si è scelto ispirandosi ad un giocattolo peloso degli anni ’80 – è stato battuto all’asta da Christie’s per più di 69 milioni di dollari.
Non si tratta di semplice arte fatta col digitale, ma di Crypto Art, di arte certificata da NTF: Non Fungible Token. E qui inizia la parte difficile. Il token classicamente è una frazione di criptovaluta che viene scambiata tra gli utenti. Questi scambi sono memorizzati in un registro eletttronico detto Blockchain. Il registro è sicuro, è criptato, non è censurabile, in teoria non è tracciabile. Un NFT è il certificato di autenticità di un’opera, sia essa un video, un file di testo o un file musicale. È fondamentale tener presente che non è l’opera in sé, è piuttosto un “attestato crittografico”, unico e non riproducibile, “contenuto” in una blockchain. Un token dematerializzato appunto. L’NFT è unico, contiene qualcosa di unico, non è replicabile ma è scambiabile (si può comperare e si può vendere). Un NFT è permanente e inalterabile, per questo può essere considerato alla stregua certificato di autenticità.
Siamo in pratica davanti a dipinti digitali che possono essere commercializzati, ma non replicati, perché criptati grazie alla tecnologia Blockchain che ne garantisce autenticità e unicità. Siamo oltre la replicabilità consentita dalla Rete, anche se il tutto avviene su piattaforme come SuperRare, Nitty Gateway e Hashmasks.
Non si tratta solo di una rivoluzione che riguarda l processo artistico – anzi: alcuni direbbero che non è affatto arte – ma anche, anzi soprattutto, il mercato, la finanza. Il fenomeno NFT sembrerebbe interessare un gruppo di persone molto ricche che pagano somme spesso smisurate (in criptovalute appunto) per un’“opera” che presumono verrà pagata ancora di più quando la venderanno: pura finanza. Il volume complessivo di vendite di questo nuovo mercato nel solo primo semestre del 2021 è stato stimato nell’ordine dei 2,5 miliardi di dollari.
La piattaforma di scambio di criptovalute Coinbase è stata quotata al Nasdaq circa 100 miliardi di dollari. Giulio Tremonti ha commentato il fatto in modo icastico: “Hanno quotato il nulla certificato dal nulla”. Eppure il Bitcoin ha raggiunto una crescita di valore vicina al 900% in dodici mesi. Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, di recente ha reso il primo tweet della storia un NTF, che è stato venduto all’asta per 2,9 milioni di dollari. Qualche anno fa i social hanno boicottato le criptovalute, l’unico a non farlo è stato Twitter: è qui infatti che si è sviluppata la cryptocommunity.
Tra gli artisti italiani più attivi è quotati nell’ambito della Crypto Art c’è SkyGolpe, che vende con grande successo su Known Origin, Superrare e Nifty Gateway. Altri nomi da seguire sono Andrea Bonaceto, Dot pigeon, Federico Clapis, Annibale Siconolfi, Mattia Cuttini, Hackatao e Fabio Giampietro. Ma anche i musicisti trovano nella Cripto Art una forma diretta e innovativa per veicolare e “monetizzare” i loro contenuti: Achille Lauro e Boosta (il tastierista dei Subsonica) ad esempio stanno iniziando a lanciare i loro primi NTF.
Da sottolineare che il 75% delle persone che hanno partecipato alla vendita dell’opera di Beeple non erano mai stati ad un’asta prima e il 50% aveva meno di 40 anni. I compratori sono soprattutto CEO di tech company, trader e investitori
Non siamo più di fronte all’arte che viaggia in Rete con gli intenti sovversivi che erano stati dei net-artisti: scardinare l’autorialità, disconoscere il ruolo di gallerie e musei, criticare il mercato. Questi nuovi cripto-artisti intendono saldare web e arte, coesistere col mercato (e la finanza), riconoscere il patto tra creatore e acquirente e riaffermare il concetto tradizionale di autorialità perché legato all’unicità.